Il compleanno di Luigi: dedicato a mio figlio

Spero non me ne vorrete per questo post così personale. Sapete bene che mi apro di rado e, comunque, mai come oggi. Questa è la settimana che culmina con il compleanno del mio Cucciolo che compie ben 8 anni (!!), e mai come quest’anno voglio festeggiarlo e celebrarlo a modo mio. Mi guardo indietro, a tutto il tempo passato, a questi 2.920 giorni di vita trascorsi a tre e mi viene voglia di mettere tutto nero su bianco, sulle pagine di questo blog che è nato grazie a lui e che da sempre “sprona” a festeggiare ogni più piccola occasione con cura ed amore.

Il compleanno è l’appuntamento annuale che celebra una nascita. Gli anni passano, giorno dopo giorno, ma in quel giorno particolare, c’è sempre il riflesso e il ricordo del giorno più importante in assoluto: quello di una nascita, la nostra o di nostro figlio o di un caro particolarmente caro; insomma, di una nuova vita che è venuta al mondo per incontrare la nostra vita e renderla speciale. E quando siamo noi stessi che mettiamo al mondo un’altra vita, tutto cambia davvero. Eccome se cambia!

Niente paura, non riserverò banalità per questo post o sdolcinatezze che non mi appartengono, ma solo un ricordo del percorso che mi porta ad oggi. Quello di due persone che decidono di diventare genitori già grandicelli: io 38 anni, lui 10 in più. Io non avevo il benché minimo istinto materno, ma sentivo il ticchettio fastidioso dell’orologio che un giorno rischiava di incepparsi e sostituire il rimpianto al suo improvviso silenzio. Ero solo una delle tante donne in carriera del tempo, tutta lavoro, viaggi di lavoro, appuntamenti di lavoro, sogni di lavoro. Anzi, con un doppio lavoro, perché oltre ad organizzare grandi eventi e grandissimi spettacoli, ero anche docente di mediazione linguistica all’università e la notte cercavo di portare avanti il dottorato di ricerca che volevo conquistare dopo aver conquistato, sempre da lavoratrice, la laurea e anche il master. Volevo fare sempre tante, troppe cose, come adesso, anche se adesso è cambiato tanto e quasi da subito.

E’ arrivato lui e io mi sono trasformata da donna in carriera incattivita a mamma lavoratrice tormentata, spaesata dalla nuova realtà e decisa a dimostrare al suo mondo lavorativo che non era invece cambiato poi molto, perciò non mi assentavo mai, nemmeno nei lunghi giorni di febbre alta a rischio convulsioni cui era soggetto il piccolo. Con lui, grazie alla crisi e ad un tempismo perfetto che lo ha lasciato senza lavoro dopo nemmeno 15 giorni dalla nascita, rimaneva suo padre.

Dal punto di vista lavorativo ho perso molto e da subito; quantificandolo, direi di aver smarrito un buon 85% della mia vecchia identità di professionista, nonostante gli enormi sforzi e sacrifici, per via della differenza di orari e di disponibilità anche emotiva nei confronti del lavoro rispetto ai miei giovani colleghi. Il mio non è un lavoro per mamme. Lo amo e l’ho amato sempre, mi ha identificato per gran parte dei 20 anni che vi ho trascorso, non avrei mai smesso comunque di lavorare per scelta ma, potendo, avrei sicuramente rallentato il ritmo per curare mio figlio. O scelto la strada creativa di Partytude, che da progetto strutturato è rimasto un hobby.

Dal punto di vista della ruolo di mamma pure, ho perso molto. Il perché è scontato. Sto recuperando solo ora che l’ansia mi ha dato una tregua. Torno sempre non prima delle 20.00 la sera a casa, ma ogni minuto è finalmente goduto, molto più di prima. In realtà le cose sono cambiate solo apparentemente, perché scrivo in un momento di transizione e di profondi cambiamenti in atto; la differenza sta solo nel fatto che ora ho smesso di combattere contro i mulini a vento.

Mi guardo indietro e non posso fare altro che consolarmi dicendo che poteva andare molto peggio. Mi sono sentita dire che ero “fortunata” perché il papà a casa mi permetteva di continuare a lavorare, mentre l’ufficio si spopolava a poco a poco, negli anni, delle 6 colleghe che cambiavano vita, per scelta, dopo il parto. Io questa scelta non l’ho avuta, ma ho avuto comunque un lavoro su cui contare.

In ogni caso, questo post non è a proposito di me, ma a proposito di lui per me. La meraviglia che in questi 8 anni ha illuminato il buio e ha permesso a noi tre di andare avanti, lottando per tempi migliori. Lui ha risvegliato la mia creatività, levigato la mia pazienza, addolcito la mia indole: non c’è proprio più traccia della donna abbarbicata sui tacchi e stretta nel tailleur che sgomita e sbraita in un mondo di uomini. Non c’è davvero più nulla della ribelle incazzata. Ora c’è qualcuno che ha trovato strade alternative di confronto nel lavoro e nella vita. Non so se questa donna mi piace di più, forse no, perché la conosco ancora poco, ma so che è comunque una donna migliore. E questo è stato possibile grazie a tutta la gioia riversata nella mia vita da un esserino che anno dopo anno è ora diventato un giovane ometto molto speciale.

Ecco perché celebrare la sua nascita ad ogni compleanno è per me una priorità, ed è importante che io lo faccia nel modo migliore possibile. Perché occasione più importante non c’è. E’ il mio grazie alla vita e a lui.

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